Il libro di oggi è Un’imprecisa cosa felice di Silvia Greco, edito da Hacca.
Scritta da un’esordiente che fa tutt’altro nella vita, questa storia resta impressa nel cuore. Mi ha fatto tornare in mente una cosa che ho sentito dire a Ginevra Bompiani, che uno scrittore è tale solo se cerca la verità – ecco, Silvia ha scavato fino a trovarla.
Centrato attorno alla mancanza (la zia di Marta, Marisa, muore nel bel mezzo di una vita felice e la madre di Nino muore per un colpo al cuore proprio quando la sua vita poteva tornare felice), il racconto affonda senza fare sconti nelle vite che da questa mancanza vengono sconvolte e ci restituisce la profondità del dolore e il suo essere costante e impietoso. Ci mostra anche come il dolore sia capace di costruire reti per aumentare la sua potenza.
Leggendo le vite di Marta e di Nino sentiamo che un pezzetto del nostro cuore risponde all’appello e dice anch’io!, e si mette a battere precipitosamente, e ritrova in un lampo quella strada sotterranea dalla quale ogni tanto cerchiamo di fuggire ma che è invece la nostra essenza, ci collega tutti, noi esseri viventi.
Marta e Nino – e tutti gli altri personaggi straordinariamente messi in campo da Silvia – giocano la partita più importante della loro vita, che è quella di accettare gli eventi senza poterli capire, con quello che hanno a disposizione: se stessi. Da lì partono e con quello vanno avanti senza diventare eroi, cadendo e rialzandosi, cadendo ancora e rialzandosi ancora, con una capacità di resistere impregnata di mitezza, di disperazione, di ingenuità e di resistenza, spinti in avanti dalla forza della vita, cui hanno il coraggio di abbandonarsi.
È un romanzo molto italiano senza essere mai ombelicale, asfittico o concluso in una realtà definita; è riconoscibile il punto di partenza ma poi, lo dico con grande emozione, si arriva alle stelle.
È semplice, è la vita.
E la scrittura di Silvia Greco, il suo stile pulito e brillante, tonifica con grande forza il percorso dei personaggi, nessuno escluso. Non ci sono sbavature, concessioni all’autocompiacimento, non ci sono iperboli stucchevoli, ma anzi un uso della lingua misurato e attento, al servizio della storia e delle emozioni. Esordiente? Secondo me è una scrittrice, con la S maiuscola.
Complimenti a questa bella casa editrice, che fa lavoro di ricerca e conferma di avere fiuto per le cose belle – a cominciare dalla splendida copertina di Maurizio Ceccato, per finire al lavoro di revisione che non lascia sul campo neanche un refuso.
Leggere libri così fa tornare fiducia ed entusiasmo nel nobile lavoro dell’editore e alza l’asticella per tutti gli altri.
Ma poi inizi a vederci un segno. Lei, lui, loro se ne sono andati lasciandoti un sorriso. Adesso te ne accorgi, lo vedi. Lo acciuffi e te lo rimetti in bocca.
Articolo originale qui:
http://www.elisagelsomino.com/consigli-della-libraia-unimprecisa-cosa-felice-silvia-greco/