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La felicità nascosta tra le pagine di un libro

Gentili lettori, vi è mai capitato di essere travolti da un’imprecisa cosa felice? Una risata imprevista, magari in una situazione tragica in cui c’è un morto e tutti sono intorno al feretro a testa bassa e una persona, una sola, vi fissa tormentandosi le unghie e indicandovi con gli occhi qualcuno vestito in maniera buffa che si scaccola in santa pace? Oppure mentre un passante cade in maniera maldestra finendo a faccia in giù su un escremento animale?

Ricordo che i miei genitori avevano appena inaugurato la nostra casa di campagna. Una coppia con il figlio si era presentata come nostra vicina e voleva conoscerci. Il pomeriggio era andato avanti in maniera abbastanza noiosa tanto che il ragazzo a un certo punto mi aveva proposto di fare un giro giù in paese in auto. Avevo accettato. Tra una chiacchiera e l’altra, tra una risata e l’altra, passando per un vicolo stretto, aveva rallentato. Alla mia destra, una casetta bassa, di quelle tipiche con le persiane verde scuro, il balcone al primo piano. Di solito dentro sono super rifinite e fuori sembrano ruderi cascanti. Era davvero brutta a vedersi. Il legno rovinato degli scuri scrostati e storti, le crepe nei muri, qualche buco qua e là ma soprattutto un balcone osceno avvolto da quei teli plastificati fatti di foglie finte e stinte dal sole.

M’era scappata una frase: «mamma mia, chissà chi ci abita in quella catapecchia!». Lui con semplicità aveva risposto: «è casa mia». E aveva cominciato a ridere senza potersi trattenere. Più mi guardava e più sghignazzava. Era stato contagioso. Dopo pochi secondi di stordimento m’ero messo a ridere appresso a lui.

È capitato altre volte nella vita di sorprendermi a sbellicarmi per qualcosa o qualcuno. Recentemente è stato per un libro di Silvia Greco dal titolo «Un’imprecisa cosa felice ». Ero in una giornata no, di quelle che se iniziano storte poi temi che finiscano peggio. Mi trovavo a casa, sdraiato sul divano e la copertina bianca di un libro con un cavallino di legno al centro che mi guardava sorridente, mi ha attratto. «Io le compravo le riviste porno, anzi, no, non è vero, non le compravo: me le regalava mio cugino Attilio dopo che aveva fatto i ritratti. Lui era un pittore, non solo il fattorino sfigato di Bortolo, come diceva mia madre. Dipingeva i corpi delle persone mentre facevano quelle cose là, e, visto che non trovava nessuno che posasse per lui (anche perché è difficile stare fermi in certe posizioni), faceva la copia della foto dei giornaletti. Era bravo, prima o poi qualcuno se ne sarebbe accorto e gli avrebbe fatto fare una mostra. Una sera in realtà la fece, in garage. Io lo aiutai». Ho iniziato così a innamorarmi dei personaggi del libro. Quello che ha appena parlato è Nino, un ventenne tontolone, il quale, per una serie di peripezie che non sto qui a raccontarvi, s’invaghirà una ragazza che posa a sua insaputa per riviste hard. Sì, avete capito bene, a sua insaputa. Volete comprendere come sia possibile? Ciò che posso dirvi è che vi divertirete e che godrete di tutti i personaggi, persino dei cosiddetti cattivi. C’è un mondo colorato nella storia di Silvia Greco che non attende di essere salvato ma di esistere, di cogliere l’attimo perfetto dentro di voi. Un’assurda coincidenza che si chiama vita ma che potrebbe definirsi caso o volontà. Ciò che conta è che ovunque siate vi giriate dall’altra parte, perché è lì che quell’imprecisa cosa felice balzerà fuori. Vi troverà sicuramente impreparati ma è proprio questo a renderla speciale.

Un attimo prima tutto sembrava filare storto, c’era un cielo plumbeo e avevate litigato col vostro migliore amico. Poi quell’imprecisa cosa felice accade e vi ritrovate dentro a un pub con una birra davanti e gli occhi dell’amico che sembrano incorniciati apposta per essere perdonati. Succede, come succede che vostro zio vi chieda di saltare dentro alla sua macchina per una tournée teatrale in giro per il paese. Succede. Perché è la vita. Qualsiasi abbiate scelto di vivere. Ovunque abbiate deciso per una volta di essere felici.

L’Antiquario vi saluta.

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