“Un’imprecisa cosa felice” è un libro per chi sa apprezzare le cose imprecise, ammaccate, spezzate, rovinate, senza considerarle tristi e inutili ma sfidando sé stesso per riuscire a trovare l’angolatura giusta che permette di scorgerne l’immutata, e imperfetta, bellezza.
E’ un libro anche per chi non sa fare tutto ciò, ma riesce ad affidarsi allo sguardo dell’autrice, Silvia Greco. Hacca Edizioni, pubblicando il suo volume, regala molto più di uno scrigno magico a chi lo apre. Si tratta di una storia a più voci e allo stesso tempo da più storie che trovano come fil rouge la scrittura intensa e allo stesso tempo evocativa di questa impiegata assicurativa al suo primo romanzo.
Nell’intreccio, che alterna due voci ma con esse abbraccia molte più esistenze, con rara capacità di sintesi e intelligente coordinazione, i protagonisti sono la giovane Marta, suo zio Ernesto e Nino, ma anche altri parenti e comparse che compaiono, appunto, mai a caso. E nemmeno in modo impreciso, come potrebbe far pensare il titolo, anzi, puntualmente fanno svoltare un personaggio o una storia verso una felicità imprevista. Oltre che di essere umani affascinanti, con tutta l’aria di essere sbucati da un libro di favole strampalate, il libro di Greco è pieno zeppo di oggetti, tutti segnati dalla vita e dalle esistenze in cui sono capitati per sua mano. Oggetti quotidiani che non ci accorgiamo di avere sotto gli occhi e che nelle pagine di “Un’imprecisa cosa felice” acquistano un potere sensoriale ed evocativo straordinario.
Chi racconta la trama di questo romanzo, pretendendo di farlo in modo preciso, rischia di renderne triste la lettura. E’ un incantesimo, questo, che sembra dimostrare come la felicità e l’imperfezione vadano di pari passo e tengano lo stesso passo di ogni lettore che, a termine delle 192 pagine, non riuscirà agilmente a voltare la faccia alle vite raccontate con tanto appassionato surrealismo. Quello che più sa raccontare la verità imprecisa delle cose e delle persone.
Sorgente: UN’IMPRECISA COSA FELICE DA LEGGERE